Ex centravanti campano, 38 anni, 200 gol in carriera in oltre 450 partite tra Serie C e Serie D con le maglie di Nuorese, Gela, Ragusa, Palmese, Pisa, Juve Stabia, Zagarolo, Licata, Monterotondo, Rosarno, Puteolana, Nocerina, Siracusa, Foligno, Milazzo, Sapri, Calangianus, Ragusa, Lauria e Igea Virtus. Stiamo parlando di Marco Cirillo, dal curriculum di tutto rispetto, ex direttore sportivo dell'Orlandina con Giuseppe Raffaele in panchina, artefice di una storica promozione dall'Eccellenza alla Serie D: “Porto dentro al cuore grandi ricordi della mia carriera da calciatore - dichiara Cirillo - , ho avuto il piacere e l'onore di giocare in squadra con calciatori del calibro dell'ex bomber di Fiorentina e Cagliari Luis Oliveira, del centrocampista della Lazio e della Nazionale Marco Parolo, del capitano del Catania Ciro Capuano, dell'ex centrocampista di Milan e Torino Gianluca Sordo e dell'ex difensore di Inter e Roma Gianluca Festa, lo scorso anno allenatore del Cagliari e ho avuto grandi allenatori tra cui Pasquale Marino, Luigi De Canio, Marco Osio e Guido Carboni. Ogni esperienza è stata per me significativa e importante, a Foligno ho avuto come capitano il grande Federico Cherubini, ancora oggi mio grande amico, attualmente braccio destro di Giuseppe Marotta alla Juventus, in vent'anni di carriera posso dire di aver vissuto anni indimenticabili”.
Marco Cirillo, ai nostri microfoni, si sofferma sul campionato delle formazioni messinesi, dalla Lega Pro al torneo di Promozione: “La retrocessione del Messina è figlia di tante cose che non sono andate nella giusta direzione - afferma l'ex bomber - . Le istituzioni non hanno aiutato la famiglia Lo Monaco a far rinascere il Messina, perché una squadra di calcio diventa grande se tutti remano nella medesima direzione. Messina è un patrimonio della città, se si capisce questo, con l'amore e con la passione della gente si potranno rivedere, finalmente, categorie importanti. Riguardo l'aspetto prettamente tecnico, credo che la squadra sia stata costruita con buone qualità nei singoli, ma con pochissima personalità. Una squadra che punta a salvarsi, senza patemi d'animo, ha l'obbligo di costruire il suo campionato tra le mura amiche. Vincere solo cinque partite in casa ha contribuito in maniera netta alla retrocessione. Ai tifosi del Messina e a Pietro Lo Monaco dico di non mollare, perché lui, con le sue capacità, se coadiuvato, può fare rinascere il calcio messinese, una piazza con una grande tradizione calcistica alle spalle che merita ben altre categorie e grandi soddisfazioni”.
Sul campionato di Serie D: “Complimenti al Due Torri e al tecnico Antonio Venuto, un grande allenatore che meriterebbe ben altri palcoscenici. Una grande persona, un grande motivatore, un tecnico preparato, ambizioso e serio che stimo tantissimo, un vero professionista - dichiara Cirillo - . Complimenti ad una società composta da persone umili che hanno sempre badato al sodo, con una crescita continua ed esponenziale e con una storia invidiabile. Il Due Torri ha costruito una rosa giovane, ma di grande qualità, sinonimo di grande competenza e di serietà. L'Orlandina, purtroppo, ha pagato la mancanza di una società e di un progetto serio. Mi soffermo sull'argomento perché a Capo d'Orlando ho lavorato un anno e mezzo e ci tengo a chiarire alcuni aspetti che mi hanno coinvolto in prima persona. Arrivai a novembre, in Eccellenza, nel 2012. Il ritiro in Germania è stata solo una questione di facciata, con i calciatori che dormivano in campo tra un allenamento e l'altro perché l'albergo si trovava a 40 km dalla struttura sportiva. Ho dovuto ricostruire una squadra che non aveva il carattere e la qualità per vincere il campionato, ho puntato su elementi giovani e con grandi motivazioni come Scolaro e Bilello, scartati da altre squadre, e sull'esperienza di Orioles, un calciatore che in tanti davano per finito. Il mister Giuseppe Raffaele fece un miracolo sportivo, un grandissimo lavoro. L'Orlandina di Cirillo e Raffaele ha conquistato la Serie D sul campo e nella stagione successiva, nel massimo campionato dilettantistico, abbiamo concluso il girone di andata al sesto posto e siamo stati esonerati quando avevamo ben sei punti di vantaggio sulla zona play-out, con il Ragusa ancora da affrontare e con altri tre punti in cassaforte. Non abbiamo mai visto la zona rossa, con una rosa costruita con 170 mila euro. Avevamo il budget più basso dell'intera Serie D, con un minimo di liquidità avrei potuto tranquillamente portare a termine diverse operazioni importanti, ma se il tuo presidente non ti dà la possibilità economica di operare diventa veramente difficile, anche perché non sono come qualcuno che insinua di essere un direttore sportivo mettendo, invece, i soldi di tasca propria. Sono ancora oggi amareggiato e rammaricato, siamo stati abbandonati a dicembre da una società che non pagava ma che sbandierava ai quattro venti la Serie C. Capitolo Tiger Brolo: non si può che parlare di un'annata fallimentare, una batosta incredibile. La società aveva stanziato un budget realmente importante per la categoria, ma ha pagato a caro prezzo una squadra costruita male, con giocatori poco funzionali al progetto tecnico-tattico dell'allenatore. Una squadra vulnerabile in difesa, senza idee e geometrie a centrocampo. La cessione di Isgrò, inoltre, ha rappresentato un vero e proprio harakiri, soprattutto se vuoi giocare con due esterni d'attacco penso sia deleterio privarti di un calciatore con queste caratteristiche. La comunità brolese è composta da brave persone e da grandi lavoratori, auguro al presidente e ai tifosi gialloneri le migliori fortune in vista del futuro”.
Il dirigente campano si sofferma poi sul torneo di Eccellenza: “Dieci e lode all'Igea Virtus e al mio amico Giuseppe Raffaele, ha fatto qualcosa di veramente incredibile. Ero un po' scettico quando mi disse di essere stato contattato dall'Igea Virtus, c'era un po' di timore da parte mia, ma ha raggiunto un risultato storico, con otto vittorie consecutive e con un girone di ritorno a dir poco strepitoso. Il mister Raffaele è un lusso per il calcio nostrano, il migliore allenatore della provincia di Messina assieme ad Antonio Venuto, non lo dico io, ma parlano i fatti per entrambi. Male il Milazzo, partito con ben altri obiettivi. L'idea era quella di costruire una squadra per puntare al salto di categoria, ma l'improvvisazione, alla lunga, si paga. Auguro al Milazzo di riprendere quel cammino e quella categoria che per anni lo ha visto protagonista, la piazza mamertina merita ben altri palcoscenici, tanti auguri ai tifosi milazzesi in vista del futuro. Mi dispiace per il Taormina, ma sono contento per lo Sporting, neo promosso in Eccellenza. Peccato per la retrocessione del Città di Messina, ma il vivaio peloritano, realmente importante e ben organizzato, darà grandi soddisfazioni alla società giallorossa anche nel futuro prossimo”.
Marco Cirillo parla anche delle problematiche del calcio nostrano: “Oggi, fare calcio dalle nostre parti, è veramente difficile - dichiara Cirillo - . E' una vera e propria violenza per chi, come me, ha improntato una vita su questo bellissimo sport, dando realmente tutto. Le competenze vengono prima di ogni cosa, un direttore sportivo deve essere in grado di costruire una squadra, essere giudicato per i risultati che raggiunge sul campo ed essere esonerato in caso di fallimento. Dalle nostre parti, però, tutto ciò non avviene, si guardano poco i fatti e vengono valutati altri aspetti, economici, che costringono le persone competenti, che fanno tanti sacrifici, a restare al palo. Sono stati lodati direttori sportivi che si sono auto-eletti portando soldi e sponsor e proprio per questa ragione io preferisco restare fuori e attendere, perché non è questo il calcio che amo. Spesso sono stati pubblicizzati alcuni DS, difesi a spada tratta, coperti e tutelati dalle rispettive società, pagate da essi e succcessivamente derisi e dimenticati. Ecco, questo è anticalcio. Da oltre vent'anni faccio parte di questo mondo, ho imparato i veri valori dello sport, la lealtà, il sacrificio e la passione, ma purtroppo la meritocrazia non esiste più. Il calcio mi ha dato tanto ed è giusto che io ricambi con ideali di vero sport e mi batterò affinché le cose possano cambiare in meglio. Il mio futuro? Se dovessi trovare una società in grado di operare rispettando i ruoli altrui sarei pronto a ricominciare con l'entusiasmo di sempre, mettendo in campo tutte le mie competenze. In caso contrario, resterò alla finestra, perché chi lavora deve essere pagato, guai a pagare per lavorare. Credo che il grande Zdenek Zeman, adesso allenatore del Lugano, sia stato l'antesignano di tutto ciò, parlando delle situazioni di Cagliari e Pescara, il lavoro va pagato e i lavoratori vanno rispettati. Nel frattempo, da talent-scout, cerco di scoprire qualche giovane talento da lanciare tra i professionisti, perché preferisco confrontarmi con gente che parla la mia stessa lingua, senza alcuna presunzione. Lo scorso anno, ad esempio, ho portato l'ex attaccante del Città di Messina Maurizio Vella alla Juve Stabia, due anni di contratto, un'operazione importante per entrambi, un ragazzo con grandi qualità che merita di giocare tra i professionisti. Approdare al Messina come direttore sportivo? Che dire, Messina è una piazza ambita da tutti - dichiara in chiusura Cirillo - . Avere un presidente come Pietro Lo Monaco che in Serie A ha fatto le fortune di tante squadre sarebbe per me un grande motivo di crescita professionale, sarebbe un onore, perché a me piace imparare e ascoltare i consigli di chi ha più esperienza di me. Siamo entrambi di Torre Annunziata, dunque io ci spero, perché lavorare in una piazza calda e passionale come Messina, con un grande tifo e con una grande storia, sarebbe veramente un onore per me”.
Autore: Fabrizio Bertè / Twitter: @fabrizioberte
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