“No future” era lo slogan dei punk, a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 nel secolo scorso, un movimento che faceva di nichilismo e anarchia i propri principi di vita. In sostanza, senza un futuro, tutto era consentito per bruciare ogni istante con l’intento di viverlo profondamente nella sua essenza, senza riconoscere alcun ordine costituito o ideologia politica.
Il Messina, ieri allo “Zaccheria”, ha fornito una prestazione profondamente punk, perché, senza una guida societaria o la presenza della proprietà, dopo l’addio a Simone Banchieri (arrivederci a tempi migliori, mister), sedici calciatori professionisti, con nessuna certezza del proprio destino, hanno dominato nel primo tempo e controllato nella ripresa di uno scontro diretto, portando a casa tre punti essenziali per riprendere in mano il proprio destino a 90’ dal termine della stagione regolare.
COSA C'E' DIETRO L'ANGOLO? - Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi giorni, perché le sorprese sono sempre dietro l’angolo in questo periodo sciagurato della storia calcistica messinese, ma intanto, restando concentrati solo al rettangolo di gioco, questa squadra meriterebbe di arrivare al playout, indipendentemente da quali saranno gli esiti finali di un campionato totalmente falsato dalla gestione approssimativa di Lega e Figc di fronte a società totalmente estranee non solo dal professionismo ma anche dalla stessa nozione di azienda legalmente riconosciuta.
Il Messina esiste ancora, in campo c’è una squadra che rispetta la maglia, fatta da uomini capaci di mettere da parte, durante i 90’, eventuali divergenze tra caratteri forti o vantaggi personali, con l’unico obiettivo di evitare l’onta della retrocessione diretta a una piazza mortificata non solo dalle scarse capacità di chi aveva la responsabilità della proprietà ma da altre motivazioni per le quali sarà fatto un maggiore approfondimento.
CENTO MINUTI DA LEONI - Restando all’aspetto sportivo, ieri i biancoscudati hanno confezionato oltre cento minuti, incluso il recupero, di grande intensità, sfruttando in pieno le difficoltà dell’avversario, rialzandosi immediatamente dopo l’inopinato pareggio e ottenendo il risultato senza soffrire eccessivamente nella ripresa.
La prova che ci voleva dopo la sconfitta bruciante di Potenza giunta poco prima del 90’ e le due settimane di sosta vissute con l’ansia delusa della scadenza per stipendi e contributi del 16 aprile, seguita dall’allontanamento della guida tecnica.
IL GATTO.... - In panchina allo “Zaccheria” Banchieri non ci sarebbe stato per squalifica, ci va Antonio Gatto (voto 6,5) che fa alcuni cambiamenti tattici rispetto al canovaccio precedente, confezionando uno schieramento camaleontico tra centrocampo e attacco leggibile con il 4-3-3 facilmente mutabile in 4-4-2 e 4-5-1 a secondo i momenti della gara e, soprattutto, sfruttando in pieno i cambi dalla panchina, quando si doveva soffrire e mantenere gli equilibri nella fase finale.
IL BRACCIO... - La palma di MVP della gara va a Pierluca Luciani (8,5) giunto all’ennesima gara consecutiva in cui timbra il cartellino dei marcatori, con una doppietta di testa, caratterizzata da un tocco rapinoso in perfetto tempismo ad anticipare l’uscita di Perina e da una frustata tra i due centrali foggiani con il piglio del centravanti di razza. Serviva un attaccante al Messina e, finalmente, il ragazzo nato a Cave, in provincia di Roma, sta sbocciando come protagonista, per adesso in serie C, iniziando a riprendere la strada da grande promessa percorsa da ragazzo e interrotta per due seri infortuni.
... LA MENTE - Lui è stato il braccio, ma la mente della sua impresa in terra pugliese risponde al nome di Vincenzo Garofalo (7,5), autore degli assist ma anche di una prova di ottimo livello come centrocampista di raccordo contro la squadra con la cui maglia ha disputato la sua migliore stagione in carriera.
E LE VOLPI - Il reparto nevralgico della squadra è stato occupato da elementi tutti sopra la media: Petrucci (7) canta e porta la croce, instancabile malgrado non sia brillantissimo, uno dei leader del gruppo insieme agli altri due centrocampisti, visto che si tratta di Buchel (7), inimitabile nella sua essenzialità in ogni intervento, e Crimi (7) ancora una volta motorino perennemente ai massimi giri, a cui perdoni anche qualche sbavatura, perché, immediatamente, la compensa con un recupero palla.
MIGLIORI ATTORI NON PROTAGONISTI - Da non trascurare l’apporto in attacco di Tordini (7) autore della sua prova migliore in biancoscudato visto che, finalmente, coniuga rapidità di testa e piedi con la concretezza, mancando solo per sfortuna l’appuntamento con il gol. Tra i titolari, giornata abbastanza tranquilla per Krapikas (6), battuto imparabilmente da Orlando, mentre la difesa ha l’unica colpa di distrarsi un paio di volte nei minuti che hanno preceduto il pareggio, venendo punita, con l’attenuante che l’azione dell’ 1-1 nasce da una palla restituita dal Foggia e contesa con troppa foga da Emmausso. Però, poco prima Gelli (6,5) aveva perso banalmente la sfera consentendo ad Orlando di prendere le misure alla porta biancoscudata, fino ad allora mai avvicinata, mentre Dumbravanu (6,5) si prende troppa confidenza con l’ex compagno che lo beffa e innesca l’azione dell’immeritato pareggio. Una macchia per entrambi i centrali, impeccabili nel resto del match.
Buona anche la prova degli esterni difensivi entrambi dediti maggiormente alla fase difensiva anche se Lia (6,5) e Gyamfi (6,5) non disdegnano puntate nella metà campo avversaria dando man forte alle manovre offensive.
LA PANCA - Gatto ricorre alla panchina solo negli ultimi 20’ di gioco e ottiene risposte abbastanza confortanti. Pedicillo (6) sgambetta con buona lena palla al piede creando problemi ai rossoneri, Haveri, Costantino, Marino e Chiarella non possono essere giudicati per il poco tempo in campo, ma si calano subito nel match senza risparmiarsi nel momento in cui serviva fare densità per rompere i tentativi di rimonta foggiani. Missione compiuta senza rischiare eccessivamente e tre punti essenziali conquistati in ottica salvezza.
Adesso serve confermarsi contro la Juve Next Gen, sperando che le follie extra campo non creino troppe turbative.
Anche se, come si diceva una volta, “Punk’s not dead”, ma sarebbe meglio non esagerare...
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