Sei sconfitte nelle ultime sette partite, con una sola vittoria a Torre del Greco, nella quale Krapikas parò un rigore a pochi minuti dalla fine.

IL GIORNO DELLA MARMOTTA - Si ripete, a un anno di distanza, il cammino sciagurato del Messina durante il proprio campionato, ma, adesso, la situazione sembra nettamente più complicata, soprattutto perché non si intravede chi possa tirare fuori i giallorossi dai bassifondi della classifica. Considerando che Turris e Taranto subiranno altre penalizzazioni, l’obiettivo della salvezza può essere raggiunto mettendo dietro di sé altre due squadre, un’impresa non titanica, ma la prestazione di ieri contro l’Audace Cerignola e, soprattutto, le dichiarazioni del dopo partita, aprono una voragine che conduce direttamente in serie D.

CAOS CALMO - In una società normale, dopo l’addio di Peppino Pavone, si sarebbe immediatamente provveduto alla sua sostituzione, in vista del mercato invernale, ma, invece, si è preferito temporeggiare, senza prendere una decisione chiara e dando mandato di svolgere il mandato di direttore sportivo a due soggetti nettamente distinti, entrambi senza i requisiti richiesti dalle NOIF per occupare quel ruolo e non compatibili. Si tratta di Angelo Costa, che si presentò in sala stampa a Biella nell’ultimo turno del girone di andata, parlando come se avesse fatto il ds ombra nelle stagioni 2023-24 e in quella corrente, e Giovanni Tateo, che cura gli interessi di diversi calciatori dell’attuale rosa, contattato dal presidente Sciotto per sovrintendere alla campagna di riparazione. In questo periodo di vacatio in una funzione indispensabile per il corretto funzionamento di qualunque società calcistica, è maturato lo scempio che ha portato a considerare il Messina come il principale candidato ad accompagnare Turris e Taranto tra i dilettanti, con una serie di confessioni in conferenza stampa che già la metà avrebbe distrutto qualsiasi progetto sportivo.

LA FIERA DEGLI ORRORI - Prima l’allenatore si dimette davanti ai microfoni, dopo una gara pareggiata in casa contro la Casertana e dominata per larghi tratti, senza dire nulla ai propri calciatori o alla società, per poi ritornare sui suoi passi dopo poche ore, poi lo stesso allenatore, ritrova la parola dopo un lungo silenzio e esordisce dicendo, candidamente, di essere stato disposto, per un mese, ad essere esonerato rinunciando a due mensilità, senza avere avuto risposta, infine, dopo l’ennesima capitolazione senza onore, il tecnico in seconda e il capitano affermano e ribadiscono che metà della rosa ha manifestato l’intenzione di approdare in altri lidi, con calciatori che sono andati in campo ma avevano la testa altrove.

UN BOSS SENZA ESERCITO - Nel frattempo, al culmine di una trattativa durata quasi sette mesi, l’80% delle quote azionarie della società passano da Pietro Sciotto alla AAD Invest e il presidente designato dal nuovo “padrone” del Messina afferma, nel “punto stampa” allestito davanti alla porta chiusa del bar del “Marullo”, che ancora non è formalmente in carica, ma tutte le risposte su programmi, investimenti e prospettive future dei biancoscudati saranno esposte la prossima settimana dal “boss” della fiduciaria lussemburghese, Doudou Cissè.

La nuova gestione contatta immediatamente Domenico Roma, considerato “conoscitore della piazza”, ma il direttore sportivo nato a Policoro e originario di Montegiordano, in provincia di Cosenza, non accetta immediatamente, cerca garanzie, addirittura, si vocifera, pretende, nel colloquio con Stefano Alaimo, un aumento della fidejussione richiesta dalle NOIF per coprire l’incremento del monte ingaggi, mentre la firma del rappresentante legale è ancora appannaggio di Pietro Sciotto.

LA CASA BRUCIA - Insomma, mentre la casa brucia, chi si dovrebbe occupare di limitare i danni, è in tutt’altre faccende affaccendato, l’ambiente è in preda a una serie di maldipancia alimentati dallo scetticismo che pervade il cambio di proprietà, le voci più disparate si rincorrono, vecchi e nuovi pretendenti alla gestione della maggiore espressione del calcio messinese, si dilettano a discettare, in proprio o con l’utilizzo di sponde informative compiacenti, sulla reale consistenza dell’AAD Invest, da tutti i punti di vista. In attesa della conferenza stampa chiarificatrice, servirebbero provvedimenti immediati, sia individuando almeno due figure dirigenziali con esperienza e credibilità nel mondo del calcio da inserire nell’organigramma dell’Acr, che acquistando un minimo di 4 calciatori forti e pronti all’uso all’inizio della settimana che porta alla sfida di sabato prossimo, alle ore 14, sul campo di Francavilla, contro il fanalino di coda Taranto.

L'ONORE DELLA FIRMA - Occorre, con freddezza e competenza, anche una scossa che comprenda la sostituzione dell’intero staff tecnico, senza indulgere in strategie di attesa o sperare nelle dimissioni per ridurre le spese, perché chi afferma di non avere più da tempo il controllo della propria squadra deve essere rimosso dall’incarico, altrimenti l’anarchia continuerà a regnare e le sconfitte si accumuleranno giornata dopo giornata.
Tutte incombenze che spettano a Stefano Alaimo, con l’avallo della firma di Pietro Sciotto, senza avere remore o incertezze di nessun tipo, perché il tempo dei convenevoli e dei rimpalli di responsabilità è ampiamente scaduto.

PAGELLE STONATE - Potrebbe apparire pleonastico fare adesso anche le valutazioni dei singoli, in una partita che, palesemente, è stata giocata da troppi pseudo professionisti con la maglia giallorossa addosso, ma serve porre alcune sottolineature per non fare la figura degli scemi.
Giacomo Modica (voto 4,5), squalificato, ha visto la gara presumibilmente dalla palazzina dietro la curva sud, ha provato a dare motivazioni a una accozzaglia di calciatori ormai distratti da mille altri pensieri, ma evidentemente non ci è riuscito ed ha perso qualsiasi feeling con un gruppo da lui più volte magnificato per la capacità di lavorare e seguire le sue indicazioni. Una favoletta difficile da credere guardando le prestazioni e gli atteggiamenti di diversi suoi uomini nelle ultime gare, pur essendo stati ingaggiati, la scorsa estate, con il suo avallo diretto o accettando le scelte del ds Pavone, voluto sempre da lui. Una situazione divenuta imbarazzante, ma figlia delle scelte fatte l’estate scorsa dal presidente che cedette alle pressioni della piazza, certa del ruolo di garante assunto da mister Modica, legato a doppio filo all’ambiente giallorosso, in contestazione perenne durante l’era-Sciotto.

I SALVATI - Gli unici a salvarsi dal naufragio collettivo sono due under, Gennaro Anatriello (6,5) e Domenico Anzelmo (6,5), non a caso artefici dell’azione che porta al provvisorio pareggio giallorosso. L’attaccante, recentemente accostato a Monopoli ed Avellino, spreca qualche buona occasione nel primo tempo, per troppa foga, segna un gol annullato per offside del suo compagno di reparto, si procura e trasforma il rigore, non si risparmia mai, come è nel suo carattere. Il centrocampista nato a Carini, entra dal 1’ del secondo tempo, mettendoci la massima attenzione, concentrazione e anche buona tecnica oltre che agonismo, una delle pochissime note piacevoli in un pomeriggio deprimente in tutti i sensi. Con qualche responsabilità solo sul terzo gol subito, Krapikas (6) alterna interventi poco precisi a belle parate, ma prova in tutti i modi a scuotere compagni addormentati urlando come un ossesso per i 90’. Petrucci (6), fin quando ha fiato e gamba se la cava discretamente, seppure a ritmi poco frenetici, nel dopo gara se la cava bene davanti ai microfoni, autocandidandosi a leader della rinascita, ma vedremo cosa succederà nel prossimo futuro e se passerà dalle parole ai fatti.

I SOMMERSI - Il resto della truppa non ha nessuna prestazione sufficiente, con punte di lassismo e menefreghismo deprimenti. Frisenna (4) è l’ombra di sé stesso, impreciso, svogliato, irritante nei 45’ in cui resta in campo per onore di firma. A Messina si è costruito la reputazione di centrocampista grintoso e tecnico, guadagnandosi buone potenzialità di proseguire la propria carriera in modo importante, ma il suo rispetto verso la maglia biancoscudata è stato minimo. Simile il rendimento di Ortisi (4,5), ormai destinato all’Altamura, come detto dal suo procuratore Tateo qualche giorno fa alla “Gazzetta del Sud”, chiaramente già con la mente in Puglia, così come Lia (5) accostato proprio al Cerignola, distratto e poco lucido nelle due fasi.

Modica sceglie di fare un tempo col 3-5-2, affidandosi, in difesa a Ndir (5,5), Marino (5) e Rizzo (5). Il senegalese gioca in modo essenziale, passaggi brevi o rinvii decisi, i compiti affidatigli da Modica ed assolti senza grosse sbavature. Il mazarese soffre nei momenti in cui deve metterci rapidità, si salva a volte con il piazzamento, ma sul gol del 1-2 f la bella statuina senza marcare nessuno mentre il centravanti gialloblù stava fermo al limite dell’area piccola da un bel po' di tempo. Stessa responsabilità per Rizzo, tagliato fuori sul gol del primo vantaggio, anche se il passaggio di Capomaggio a Russo è una delizia per gli occhi degli amanti del calcio. Pedicillo (5,5) non riesce a dare il cambio di passo che lo aveva caratterizzato in avvio di stagione, resta nel limbo e si intestardisce a tentare il tiro da fuori quando non c’era spazio. Altra delusione è quella di Luciani (4,5), ancora una volta avulso dal contesto, lento, impacciato, senza grinta.

Dalla panchina, già detto di Anzelmo, si alza anche Petrungaro (5,5) uno dei pochissimi ad avere la capacità di saltare gli avversari, però troppo innamorato del dribbling, dimenticando di servire compagni meno piazzati. Disastroso l’approccio di Morleo (4,5) che pasticcia in occasione del terzo gol, senza avere né la forza e nemmeno la capacità di imporsi. Cominetti (5) incide pochissimo, piazzandosi sull’out di destra ma senza mai essere capace di creare almeno una superiorità numerica in quella zona di campo. Infine, una quindicina di minuti sono concessi anche ad Adragna (sv), alla terza presenza complessiva, la prima in casa. Il ragazzino si vede pochissimo, però almeno ha qualche spazio in più per farsi vedere.

In conclusione, l’atteggiamento troppo remissivo di questa squadra, deve assolutamente restare un brutto ricordo, perché adesso, per poter sperare nella salvezza, servono, nel minor tempo possibile, una decina di elementi con l’intelligenza di adattarsi, la capacità di essere protagonisti, in campo e fuori, e anche meritarsi un poco di fortuna. Altrimenti, non restano molti margini e bisognerà prepararsi a una umiliante retrocessione.

Sezione: Il focus / Data: Lun 06 gennaio 2025 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane
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