Parlare da lontano. Guardare i fatti da 1400 km di distanza. Sentenziare? Con il web le distanze si accorciano, i sentimenti fanno il resto. La fede innata che anche dall'altra parte d'Italia continua a far tifare, tra le difficoltà degli incastri di lavoro, i sacrifici familiari per guardare le partite in qualunque momento della settimana. Il rispetto per chi fa questo o per chi fa altro per la maglia biancoscudata e ha il diritto di dire la propria. È il gioco quando le cose vanno male così come quando vanno bene. Quando piacciono o non piacciono, non soltanto quando c'è da mettere contro. 

SOCIALE È REALE - Ci sono linee di pensiero, assolutamente corrette, che parlano di un trattamento paritario tra vita vera e quella su Facebook, Instagram e compagnia varia. Un parallelismo che fa sì che gli insulti e le minacce social possano causare ripercussioni nella vita reale per chi le porta avanti e, ribadiamo, questa è una cosa sacrosanta. C'è però da dire che il clima, reso già teso da una comunicazione gestita a "correnti alternate" (altro che Palo Alto), è alimentato in negativo dal rigettare persino i commenti duri ma legittimi, con ban dei tifosi dalla pagina ufficiale dell'Acr Messina. Pagina gestita pro tempore da persone di fiducia della società, come a vario titolo successo alle numerose gestioni che si sono succedute nella pluriennale parentesi Sciotto, e tranne rari casi a nessuno era mai venuto in mente di togliere chirurgicamente ai tifosi la possibilità di commentare e persino di aggiornarsi sulla propria squadra del cuore. Gente che singolarmente ha magari all'attivo molte più partite nell'epoca buia degli ultimi quindici anni di chi, adesso, utilizza con miope nonchalance la propria possibilità di decidere il destino social altrui.

RISPETTO - Se si vuole rispetto, si deve dare rispetto, anche e soprattutto dal punto di vista comunicativo. E dire che più volte in passato poi si è chiesto di unire le forze per il bene comune. Quello che sta accadendo negli ultimi giorni pare dire che la gestione attuale stia facendo il massimo sforzo, invece, per tentare di allontanare la gente dal Messina, la gente che la pensa diversamente. Una "dittatura morale e concettuale" che ferisce oltre ad andare contro il concetto stesso di comunità sportiva. Non capendo, non potendo forse capire, che non è mai una questione di uomini che rappresentano la squadra, perché quelli vanno e vengono, per questioni lavorative o di convenienza propria, e così sarà per l'organigramma attuale. Se non si rispetta la storia, anche se impolverata, di questa squadra è obbligatorio rispettare chi quella storia prova a difenderla ogni settimana, senza periodi sabbatici, in casa e in trasferta, anche in campi che tanti in società neanche conoscono. Rispetto e dignità altrui. Il minimo sindacale per non azzerare la propria reputazione in nome di una difesa che mette il bavaglio. Quando invece servirebbero solo le risposte del campo. E di una programmazione che negli ultimi anni non si è mai vista. Lo dicono i fatti e lo diciamo anche noi, assieme a quei commenti cancellati e agli utenti bloccati per "lesa maestà". 

Sezione: Il focus / Data: Lun 29 luglio 2024 alle 08:45
Autore: Gregorio Parisi
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