Con la fine del girone di andata, arriva, per la serie C, il tempo dei primi bilanci, le classifiche si consolidano e si fanno anche i conti con le spese di gestione dell'annata in corso, partendo dagli emolumenti lordi dei tesserati e dipendenti, a cui devono essere aggiunti i costi di trasferte, logistica, materiali e tutto ciò che serve per condurre a termine un campionato professionistico.
Ecco, quindi, che i dati pubblicati proprio a partire dal giorno di Natale su diversi siti specializzati da Nord a Sud, fino ad arrivare alla Gazzetta dello Sport, assumono una valenza importante se si vuole stimare in modo più analitico quali siano le forze economiche reali messe in campo nei tre giorni di Legapro, ma soprattutto la resa in termini sportivi dei milioni di euro spesi da ciascuna delle 60 società, escluse Juventus Next Gen e Atalanta Under 23, che fanno comunque parte del bilancio complessivo di bianconeri e nerazzurri.
Premessa importante per definire le dimensioni del fenomeno serie C rispetto alla piramide del calcio italiano, seppure in crisi: il totale delle somme per contratti depositati in serie C ammonta a quasi 162 milioni di euro. Solo la Juventus ha un monte ingaggi per i calciatori di circa 122 milioni di euro.
LE PIU' RICCHE - In testa alla classifica complessiva degli emolumenti lordi (non limitati solo ai calciatori e comprensivi di contributi e ritenute) si trovano due squadre del girone C, Benevento (9,69 milioni di euro) ed Avellino (9,18 milioni di euro) che precedono una nobile decaduta del girone B, la Spal (9,07 milioni di euro). Da precisare che queste somme includono i cosiddetti “premi”, che non fanno parte degli stipendi e anche, seppure in minima parte, i diritti di immagine.
Chiaramente, sia Spal che Benevento hanno ancora in carico diversi ingaggi relativi a calciatori tesserati durante le stagioni di serie A e B vissute in tempi recenti, mentre l’Avellino del presidente D’Agostino ormai da anni rappresenta una delle piazze più generose per calciatori, tecnici e dirigenti, considerando il gran numero di giocatori, allenatori, direttori sportivi e direttori generali transitati in Irpinia, con scarsi risultati sportivi.
COSTI E RENDIMENTI - Rapportando la posizione nella graduatoria del monte emolumenti e quella del campo, l’investimento del presidente Vigorito ha portato in dote solo un settimo posto, con un costo, misurato a metà stagione, di 161.500 euro a punto e un “rendimento” (rispetto alle aspettative) del 14%, posto che avrebbe reso il 100% solo se il Benevento fosse stato in testa.
Applicando lo stesso concetto all’Avellino, attualmente quarto con 34 punti, il costo per punto ottenuto è di 135.000 euro, il “rendimento” del 50%, mentre la Spal, attualmente sedicesima, rappresenta la maggiore delusione di tutta la serie C, in quanto ha ottenuto solo il 6% rispetto alle aspettative ed ognuno dei 19 punti accumulati fino ad oggi è costato 238.685 euro. Triestina e Vicenza, rispettivamente con 8,79 milioni e 8,34 milioni, sono le prime del girone A, ma, mentre gli alabardati occupano la terza posizione (aspettative raggiunte al 33% e costo/punto di circa 113.000 euro), la società del presidente Rosso, magnate della casa di abbigliamento Diesel, è solo settima, staccata di 18 punti dalla vetta e alle prese con il licenziamento di mister Aimo Diana e la rifondazione di una rosa faraonica per la categoria.
Il Catania di Ross Pelligra, forte dei 14.000 abbonati e una pletora di sponsor, ha messo sul piatto 7,48 milioni di euro, di cui oltre uno e mezzo in premi e indennità extra stipendi, che hanno prodotto il decimo posto con 25 punti, ognuno dei quali è costato poco meno di 150.000 euro.
RENDO QUANTO SPENDO -E il Messina, che il sito transfermarkt definiva come la rosa con meno valore del girone? Il costo degli emolumenti dichiarati alla Legapro, al 17 ottobre 2023, era pari a 1,23 milioni di euro, composti da 1,03 milioni di stipendi e quasi 200 mila euro per premi e indennità. I giallorossi sono tra le poche squadre ad avere un rendimento sportivo corrispondente alla collocazione nella graduatoria degli investimenti, riuscendo a migliorare del 6% rispetto alle aspettative. Troppo poco, però, per uscire dalla zona playout, in quanto l’Acr è diciassettesima sul campo, diciottesima in quanto a costi dei tesserati. La parte bassa della classifica ospita altre società poco munifiche, come la Turris, solo 130.000 euro sopra al Messina, la Virtus Francavilla, di poco sotto il milione di euro complessivi ed il Brindisi, penultimo sul rettangolo verde e ultimo nell’altra graduatoria, ma anche altre più “spendaccione” con rendimenti bassi, specificatamente Monopoli (ha speso più del doppio del Messina ed ha la stessa posizione in classifica) e, soprattutto Monterosi fanalino di coda pur avendo riconosciuto a calciatori, tecnici e dirigenti contratti con un costo per il 2023-24 pari a 2,46 milioni di euro.
IL VALORE DELLA COMPETENZA - Gli esempi di comportamento virtuoso e ottimi risultati sul campo non mancano. Nel girone A la Giana Erminio, 630.000 euro con un quinto posto costato 10.500 euro a punto, ma anche la Virtus Verona, ottava con soli 20.000 euro spesi in più rispetto alla neopromossa lombarda, ma soprattutto il Mantova capolista, capace di capitalizzare al massimo i circa 2,5 milioni spesi volando al primo posto con 47 punti in 19 partite. Nel girone B, il Cesena ha speso bene i 6,72 milioni consolidandosi in testa, ma a due sole lunghezze c’è la Torres, 10.000 euro investite in meno rispetto al Messina ma un rendimento 7 volte superiore alle aspettative, 14.000 euro scarse a punto. Nel raggruppamento del Messina, la capolista Juve Stabia è decima nella graduatoria degli emolumenti con 1,73 milioni di euro, la Casertana con 1,64 milioni è dodicesima, il Picerno addirittura diciannovesimo avendo depositato contratti per un costo annuale di 1,17 milioni di euro e, a una sola lunghezza dall’Avellino, c’è il Taranto con 1,58 milioni di euro.
Cosa ci dicono questi ultimi dati? Che non basta spendere tanto per ottenere risultati. La chiave di tutto risiede nella competenza di chi deve scovare i talenti per tesserarli, ma anche nella lungimiranza delle proprietà capaci di affidarsi a dirigenti e tecnici competenti andando oltre le “colonne d’Ercole” del milione di euro per stipendi, superato il quale occorre integrare la fidejussione a garanzia.
Detta in parole povere, anche 250 o 300 mila euro in più possono consentire di cambiare radicalmente la posizione in classifica, soprattutto in queste categorie nelle quali, con quelle cifre a disposizione e conoscendo cose e persone del mercato, puoi acquisire ottimi elementi capaci di fare la differenza cambiando gli equilibri delle singole partite con un episodio a favore.
LA POVERA MEDIOCRITA' - Riportandoci alle vicende di casa nostra, non basta pretendere che Sciotto spenda di più, ma serve chiedere con forza un atto di coraggio alla proprietà perché esca dall'incertezza e definisca chiaramente limiti e responsabilità di chiunque venga chiamato a svolgere ruoli dirigenziali in campo e attorno al campo, affidando risorse adeguate misurando tutto sulla base dei risultati ottenuti, senza passare da atti di fede alla definizione di complotti. Il budget ridotto non è sinonimo sempre di campionati mediocri, ma la mancanza di prospettive, il poco coraggio nelle scelte e impegnare il proprio tempo nella ricerca di colpevoli o capri espiatori, invece che di calciatori validi, sicuramente produce solo mediocrità.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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