Il messaggio della piazza giallorossa è stato chiaro: il Messina ha bisogno di cambiare. Un passaggio quasi fisiologico, perché nella vita le cose naturalmente cambiano e sono cicliche, il calcio non fa eccezione. Ma anche strategico perché in un mondo che vive di passione, quanto visto ieri al Municipio testimonia che quella scintilla tra le componenti, necessaria per remare tutti nella direzione e dare peso a un progetto, non c'è. Anzi probabilmente non è mai scattata, nonostante gli sforzi profusi durante questo ciclo da qualche dirigente di avvicinare le parti con iniziative specifiche, sporadiche, rimaste nel momento. Per certi versi forzate, mirate al bene comune. Ma i rapporti parlano di amore mai scoppiato, specie con la tifoseria organizzata. Di fiducia reciproca che non c'è mai stata. E di un "gioco" umorale, caratteriale, ambientale, che non ha fatto altro che dividere in un puntuale approccio a scaricare responsabilità sugli altri.
La parentesi Sciotto sembra chiusa. L'ottava stagione sta nascendo sotto i peggiori auspici, forse ai minimi termini. Nessuno mette in discussione il legame tra il presidente (auguri sul piano personale per i suoi problemi di salute) e i colori giallorossi, ma bisogna saper capire quando si è arrivati a un punto di non ritorno. E la piazza ha parlato apertamente. È servita a qualcosa, "direttamente", la manifestazione di ieri? Forse no. Anche perché l'amministrazione comunale ha assunto un atteggiamento distaccato e diplomatico, probabilmente dopo il tentativo di mediazione diretta andato male la scorsa estate. Ma il messaggio della Curva Sud è arrivato forte e quando si lotta per i propri ideali, non si ha mai torto.
Cosa fare adesso? Il "tifo", sia chiaro, è solo per il Messina. Nessuna sponda al "gruppo americano" che non si è nemmeno ancora palesato. E che sarebbe il caso uscisse allo scoperto, se realmente solido e forte come l'attuale proprietà ha sostenuto nei comunicati, se vuole ottenere appoggio dalla piazza e partire con il piede giusto. Do you understand? Schierarsi ora significherebbe, senza peraltro alcuno straccio di base comunicativa, scendere a patti con il diavolo. E magari poi essere etichettati, per "giustificare" errori o non ammettere i limiti altrui, come protiani, effeccini, manniniani, etc, etc, etc. Qui siamo solo messinesi, orgogliosi di esserlo e senza nessun obiettivo di sentirsi superiori a chi la pensa diversamente. Anche perché continuiamo a sostenere che, per fare un grande Messina, anche se con idee diverse, bisognerebbe stare tutti dalla stessa parte. E invece da anni ormai vige sempre più la regola degli schieramenti: se la pensi in maniera difforme, non vuoi il bene del Messina. Logiche da Corea del Nord. Ma chi lo decide universalmente quale sia il bene del Messina?
Normalità. Il bene del Messina, per noi, è costituire una squadra competitiva e coi tempi giusti, non di corsa, sugli "scarti" e che il Signore ce la mandi buona. Avere uno staff strutturato e all'altezza, che sia ben identificabile a livello "politico" nazionale. Un progetto lungimirante e dichiarato: che indichi obiettivi per i prossimi tre anni, senza rivoluzioni ogni dieci mesi. Un settore giovanile da coltivare e da cui pescare. Magari qualche impianto o struttura di proprietà che renda il club patrimonializzabile e quindi appetibile. Questo significa presente che guarda al futuro. Quello che in sette anni, nonostante sforzi economici e investimenti per portare e poi mantenere la squadra in Lega Pro, non è stato costruito. E le responsabilità non sono di certo dei supporters che protestano, dei "finti arabi" da prendere a modello negativo o di chi prova a indicare una via più retta invece di leccare il culo per propri tornaconti. Full stop.
Intanto il ritiro di Zafferana Etnea è iniziato, con qualche ragazzo (anche valido, come Anzelmo e Simonetta, non è questo il punto) già ufficializzato e tante ambiguità tipiche dei momenti di confusione (e pensare che mister Giacomo Modica aveva chiesto più organizzazione e chiarezza logistica per alzare l'asticella). Dentro fuochi incrociati, fuori necessità di correre perché l'esordio stagionale è dietro l'angolo.In mezzo persone che dovrebbero stare anni luce lontano dall'Acr e che invece parlano, trattano, pontificano, si ergono a detentori dell'appartenenza e dell'identità, quando la loro logica è solo quella della pagnotta. Tutto questo nella ennesima estate dei rimpianti su ciò che si poteva fare step by step e che invece è stato costantemente rimandato. In nome una volta dei dubbi sull'iscrizione, un'altra sul dg e allenatore da scegliere, ancora sulla società da vendere. Oggi è tempo di capire cosa sia meglio: cedere anche a costo di fare un salto nel vuoto o andare avanti così, in un clima di scollamento totale e con l'ennesimo miracolo sportivo da cercare. La certezza è una soltanto: il Messina è della sua gente, quella che non lo tradirà mai e ci sarà sempre. Tutto il resto, passa.
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