Una conferenza stampa lunga quasi 35 minuti, nella sala Licordari del “Franco Scoglio”, che, fino ad oggi, non lo aveva mai visto presente, ma l’incontro di Peppino Pavone con i cronisti ha avuto uno spessore interessante, soprattutto per la possibilità di interloquire con un uomo di calcio dalla lunga e importante esperienza. Il direttore sportivo biancoscudato parte con una articolata premessa, per definire la situazione della squadra in un momento complicato: “Dopo un 6-0 il silenzio sarebbe stato meglio, ma visto e considerato che sono qui da tre mesi è giusto che spieghi come sono fatto io e la mia mentalità. Non amo molto i microfoni, sono un tipo chiuso, refrattario a mettermi in mostra. In questo caso, chiedo scusa per la prestazione di Avellino a tifosi e a tutta la città che ci vuole bene. Io interpreto una squadra di calcio come una famiglia in cui io e il presidente dovremmo essere i genitori, nel senso che, quando i figli sono felici stanno in un angolo, ma quando ci sono problemi, devono porsi davanti ad affrontare la questione e le difficoltà. In questo momento ci sono problemi, soprattutto di classifica, è evidente che non ci aspettassimo una partita del genere, una figuraccia di questo tipo. Ma noi siamo i primi a essere rammaricati, anche perché non c'erano i presupposti per una debacle simile. Viste le partite con Trapani e Benevento, con lo stesso Monopoli, si pensava a un processo di crescita, per cui eravamo convinti che questo progresso sarebbe andato avanti. Invece, c’è stato un blackout, sul quale la mia prima teoria era che, nell'arco di un campionato, ci siano 3/4 partite in cui la squadra può non entrare in campo. Ieri, quando il presidente, giustamente, ci ha convocato per avere spiegazioni, analizzando insieme i particolari, è emerso che stiamo prendendo troppi gol su calci piazzati o corner. Una manchevolezza che ci ha tolto 4/5 punti, a mio avviso, creando questa fobia degli ultimi minuti, sulla quale dobbiamo lavorare immediatamente, per rimediare. Non voglio trovare alibi, chi lo fa è un perdente. Il mister si è assunto le responsabilità, ma in una famiglia tutti sono coinvolti, anche io che, insieme a Giacomo, abbiamo accettato il budget proposto dal presidente prima dell’inizio della stagione e di ricorrere al minutaggio. Ciò premesso, siamo convinti di avere una squadra che, con l'aiuto delle persone disponibili a seguirci, come vorranno loro, si tirerà fuori da questa situazione. Ci sono stati episodi poco fortunati, infortuni nei momenti cruciali di Petrucci e Marino, i due elementi esperti che dovevano garantire una certa tranquillità mentale e ordine al resto del gruppo. Infine, la botta alla spalla di Anatriello ci ha penalizzato, visto che di tratta di un elemento di qualità, in grado di darci supporto anche dal punto di vista del minutaggio. In tutti i casi, non sono scuse a cui appigliarsi e stiamo andando avanti per la nostra strada. Abbiamo accettato budget e minutaggio, pensiamo di centrare il nostro obiettivo e siamo determinati a farlo.”
Pavone definisce meglio il lavoro fatto durante il mercato estivo: “In tutta sincerità, pensavo che Messina fosse una piazza accettabile, appetibile per i calciatori, ricordo il Messina di Scoglio, il prestigio acquisito in passato, ma durante il mercato ho ricevuto diversi no e non mi spiegavo il perché. Ho dovuto anche cambiare strategia e obiettivi, quindi abbiamo fatto il massimo, rispetto a chi fosse disposto a venire. Ad esempio, abbiamo cercato Rosafio che avevo avuto a Cava, insieme a Giacomo, ma ci ha chiesto un biennale, a una cifra che non rivelo per essere corretti, quindi trattiamo, il presidente ci pensa e acconsente, dopo circa tre giorni, con un ingaggio importante rispetto al resto della squadra. Rosafio rifiuta, ma poi vengo a sapere che andava a Potenza con un annuale a una cifra inferiore. Evidentemente non è una questione economica, ma di volontà del giocatore. Mi sono accorto, alla fine, che non eravamo noi a scegliere i giocatori, ma loro a scegliere il Messina. La differenza è chiara, ma siamo contentissimi dei giocatori che abbiamo ingaggiato, persone serie e perbene, che vanno avanti tranquilli davanti a tante problematiche conosciuti da tutti, soprattutto dipendenti dal fatto di non avere una struttura di allenamento a nostra disposizione e siamo orgogliosi di aver formato questo gruppo. Poi sarà il campo a decidere cosa succederà.”
Il ds, poi, chiarisce meglio gli obiettivi del Messina 2024-25: “Churchill diceva che la vittoria non è per sempre, la sconfitta non è definitiva, ciò che conta è andare avanti. Analizzando il nostro percorso attuale, dobbiamo centrare i nostri obiettivi, in primo luogo la salvezza e formare un gruppo di ragazzi in prospettiva e per un futuro più roseo. Ci sono 4-5 elementi in questo gruppo di qualità, per i quali si dovrebbe pensare a un prolungamento, e, sulla base anche di questo, ci sono i presupposti per un futuro migliore. Poi, è chiaro, noi abbiamo accettato determinate condizioni proprio perché siamo convinti si possa costruire qualcosa di duraturo, poi non so cosa accadrà domani, non leggiamo il futuro. Mai detto solo "viviamo alla giornata", cerchiamo di fare il meglio possibile per poter creare un Messina più forte in futuro. E’ una mia idea di cui sono convinto.”
Pavone non si tira indietro nemmeno rispetto al valore della rosa e ad eventuali interventi nel mercato di riparazione, oltre a rispondere sulla partenza di un leader come Mimmo Franco: “Prematuro parlare di mercato perché questi ragazzi meritano massima attenzione, poi a gennaio vediamo cosa succederà. Parlarne ora significa non avere rispetto del loro impegno massimo dimostrato fino ad oggi. Franco? Era titolare a Crotone in Coppa, il giorno prima della gara parlo con lui e gli dico che si tratta di una partita importante, su un campo prestigioso e lui acconsente. Sarebbe partito titolare, poi, la mattina della gara chiede di non giocare, temendo un infortunio, perché il suo procuratore aveva chiesto un prolungamento o un eventuale trasferimento. Credo che lui volesse andare via, noi non gli abbiamo mai chiesto di cambiare aria, anzi, puntavamo su di lui.”
Ovviamente, l’ambiente spaccato con la contestazione perenne alla proprietà non favorisce la squadra, ma Pavone non cerca alibi: “Cerchiamo di tenere il gruppo fuori dalle polemiche inerenti alla società, ma gli spifferi arrivano e dobbiamo proteggerli. Il mio silenzio? Non posso cambiare il carattere del presidente, ci stiamo conoscendo e questa mancanza di leadership l'ho avvertita anch'io e mi sono chiesto chi potesse essere la figura di riferimento. Se mi dimettessi io ai giocatori interesserebbe poco, per questo ho scelto l'allenatore come leader perché il gruppo squadra è con lui, riconoscono in lui la capacità di condurre il gruppo. Certo, io sono disponibile ad essere molto più presente, anche interagendo di più con il mister, che, lo sappiamo, ha un carattere forte, è un po’ una testa dura, ma non abbiamo problemi a dialogare trovando le chiavi giuste. Però, mettiamo sempre in primo piano il mister, che ha un ruolo fondamentale, cercando di limare alcune sue spigolosità. Percepiamo questo clima pesante attorno alla società, cerchiamo di isolare la squadra. Non possiamo scindere l'aspetto tecnico da quello ambientale, è chiaro che il pubblico trascina e da qualcosa in più. Ora ho timore di come la squadra approccia gli ultimi minuti di gara, sembra che abbiamo paura di vincere. Su questo dovremo lavorare e trovare i giusti rimedi prima possibile.”
Un cenno anche al problema legato alla mancanza di un campo disponibile stabilmente per gli allenamenti: “Ci sono le strutture, non ci viene dato il campo per tre mesi e non capisco il motivo. Camaro, bellissimo, sarebbe bello anche prenderlo come centro sportivo. Non solo per il campo, ma anche perché c’è la tv, la sala ristorante, si potrebbe lavorare con molta calma e tranquillità. Poi, mi avevano parlato del S. Filippo, ma è una struttura enorme sulla quale andrebbero fatti interventi per poterla utilizzare in modo continuo. Mi sto rendendo conto ora, sarebbe stato meglio utilizzare Santa Lucia del Mela, ma avremmo dovuto trasferirci tutti lì, perché per un giocatore non è semplice viaggiare ogni giorno. Mi dicono che ci sarebbero alternative, ma non so quanto praticabili nell’immediato, come ad esempio il campo militare dove si allenava il Messina ai tempi di Bortolo Mutti.”
Infine, Pavone cerca di avviare una nuova fase di comunicazione con la stampa e i tifosi: “In ogni modo, vi ringrazio per la vostra disponibilità e per i contenuti di questo incontro, che, a questo punto, da quello che è emerso, dovremmo fare più spesso, e per me non è un problema, pur considerando la mia ritrosia a mettermi troppo in evidenza. Vi chiedo solo una cosa, che il rapporto sia leale, quindi, se dobbiamo dirci qualcosa, nel reciproco rispetto, facciamolo faccia a faccia, senza ricorrere ad altri mezzi o a troppe seghe mentali, dicendoci la verità. “
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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