Il calcio è uno sport spietato, in cui devi cogliere il momento e concretizzare la superiorità durante i 90’, perché chi spreca, quasi sempre, viene punito. È successo sabato pomeriggio contro il Foggia, ma anche tre settimane prima, quando era stato il Crotone a passare al “Franco Scoglio”, ma la percezione generale a proposito del match con gli uomini di Baldini è stata quella di una pesante influenza da parte delle decisioni arbitrali, tutte a sfavore dei biancoscudati.
In realtà, al Messina, contro gli ultimi due avversari casalinghi, è mancata sicuramente un pizzico di buona sorte, ma non bisogna trascurare altri aspetti, per non far diventare tutto solo frutto del caso o di chissà quale complotto.
PROFONDO ROSSO - Innanzitutto, negli snodi stagionali per poter fare il salto di qualità definitivo, non si è vista la freddezza nei momenti topici delle singole partite, soprattutto quelle disputate in casa, durante tutto l’arco del campionato, nel quale si sono subite 7 sconfitte, 4 pareggi e conquistate 6 vittorie, un ruolino di marcia poco esaltante, per usare un eufemismo, caratterizzato, però, da un numero di espulsioni a carico, al S.Filippo, veramente inusuale, perché 11 cartellini rossi sono davvero tanti e, a scanso di equivoci, se si vanno ad esaminare i singoli episodi, solo arbitri molto comprensivi avrebbero potuto evitare di prendere quelle decisioni. Tra l’altro, le inferiorità numeriche sono arrivate in situazioni di gioco non pericolose, fatta eccezione per quella derivante dal cartellino rosso a Pacciardi durante la gara di andata contro il Giugliano, su interruzione di chiara occasione da gol, mentre tutte le altre dipendono da doppie ammonizioni per falli particolarmente evidenti, proteste plateali, sintomatiche di eccessivo nervosismo e scarsa capacità di gestione nelle situazioni di tensione o quando tocca reagire positivamente alle avversità durante una partita.
Un atteggiamento che lo staff tecnico e i calciatori non sono riusciti a correggere, stridente rispetto a quanto, invece, si percepisce guardando come si comportano in campo, quasi mai eccessivi nelle proteste, ma soprattutto se si confronta con quanto accaduto in trasferta, dove l’unica espulsione ha colpito Piana a Brindisi, quando il portiere si trovava in panchina.
Per completare l’analisi del dato, il Messina ha vinto in 2 partite (Virtus Francavilla e Giugliano) nelle quali è rimasta in 10 contro 11 (con l’Avellino ci fu la contemporanea espulsione di Benedetti), perdendo nelle restanti 7, ovvero in tutti i casi in cui è rimasta a secco in casa.
Non si tratta di una combinazione, perché questa squadra ha bisogno di avere sempre tutti i calciatori in campo al massimo per poter competere con tutti gli avversari nel girone, e quindi, se si trova per lungo tempo senza un uomo, l’equilibrio raramente passa dalla parte biancoscudata.
LA FORTUNA E' CIECA, MA LA SFIGA... - Restando in questo tentativo di analisi, emerge uno dei nei che possono essere individuati nella lettura della partita da parte di Giacomo Modica (voto 5,5 per la gara di ieri), perché la gestione dei calciatori ammoniti non è un particolare trascurabile, ma soprattutto attendere 8 minuti prima di effettuare la sostituzione, dopo l’espulsione di Manetta, è una responsabilità del tecnico che ha rischiato eccessivamente, lasciando Franco come centrale di emergenza e la frittata del 2-0, pietra tombale sull’esito del match, viene confezionata proprio subito dopo lo stop del gioco per l’ammonizione di Ragusa, quando Cudini effettua una sostituzione, mentre ben tre giocatori biancoscudati restano in attesa del cambio. Un dettaglio, purtroppo determinante perché l’azione decisiva si sviluppa sul calcio di punizione, il pallone viene gestito malissimo dai due centrali difensivi improvvisati e Tascone si trova servito su un vassoio di platino il raddoppio.
IL TEMPO DELLA BELLEZZA - Questa annotazione, ovviamente, non intacca minimamente l’altissimo valore aggiunto apportato dal tecnico in questa stagione fin qui positiva, ma il mancato tempismo in queste situazioni può incidere sul risultato come un gol sbagliato, una topica arbitrale o una papera del portiere. Resta, comunque, l’ottima prestazione sciorinata nei primi 52’ di gioco, perché il Foggia, squadra in pieno rilancio ormai da più di un mese, è stato messo in grande difficoltà, creando diverse occasioni da rete, mettendo pressione, pur sprecando molto, ma, su quest’ultimo fattore, il buon don Giacomo non può farci nulla, se non sperare nelle capacità realizzative dei suoi calciatori e in qualche regalo della buona sorte, eventi non proprio frequentissimi dalle parti di Contrada S.Filippo, soprattutto sabato scorso.
RISULTATO E VOTI - I giudizi dei singoli, quindi, sono influenzati dall’andamento assolutamente non lineare di questa partita, perché sarebbe bastato chiudere in vantaggio la prima frazione di gioco per poter celebrare una delle più belle vittorie recenti in casa Messina, ma, purtroppo, non è andata così. Come valutare, ad esempio, la prestazione di Michele Emmausso? In 45’ ha sfiorato 4 volte la rete, tentandoci di testa e con delle conclusioni dalla media distanza, ma ha trovato un attentissimo Perina sulla sua strada, in uno di quei pomeriggi nei quali un portiere si sente insuperabile. Nei minuti della ripresa che precedono il gol ci ha provato su punizione decentrata, poi ha patito l’andamento della gara, spegnendosi fino alla sua uscita dal campo al 70’. Non basta per superare il 6, media tra l’ottimo rendimento e il periodo buio prima evidenziato, ma adesso serve il miglior Emmausso per chiudere la pratica salvezza prima possibile e continuare a fare bella figura nel finale, magari provando un ultimo assalto ai playoff. Domenico Franco (6,5) fa un’altra prova di sostanza, con tanti palloni giocati, tra cui pure quello da cui nasce il raddoppio pugliese, ma stacca solo al minuto 70, quando Modica lo sostituisce. Soprattutto lui deve restare sul pezzo, perché contribuisce a dare equilibrio a tutta la squadra, non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista caratteriale.
Un altro punto di ancoraggio per questo rush finale deve essere Ermanno Fumagalli, fresco 42enne, sabato da 6,5, per l’intervento di piede che impedisce un paradossale 0-2 in chiusura di primo tempo, mentre la parata su Tonin rientra nella sua normalità, così come quell’atto di calciare il pallone lontano con rabbia al triplice fischio, prima di andare dritto verso il tunnel degli spogliatoi, per evitare ulteriori danni disciplinari alla beffa di un risultato esageratamente pesante per il Messina, rispetto a quanto visto in campo.
Cosa si potrebbe imputare di grave, poi, ai due esterni difensivi? Lia (6) e Ortisi (6) fanno il loro compito egregiamente in entrambe le fasi, quando devono chiudere gli spazi in ripartenza offerti ai rossoneri e nei momenti in cui vengono sollecitati a spingere verso la porta avversaria. Ovviamente, il loro peso specifico si riduce col passare del tempo e, soprattutto, a causa della inferiorità numerica, ma si fermano solo al momento di uscire dal terreno di gioco, per sostituzione o fine partita.
Diverso, purtroppo, il discorso per i due compagni di reparto, responsabili della sconfitta, a tutto tondo. Manetta (4,5) perde l’attimo per chiudere su Gagliano al 20’, si fa espellere per una entrata inutile quanto plateale, ma come sarebbero cambiate le cose se il signor Luongo da Napoli avesse fischiato il rigore sull’ancata ai suoi danni al minuto 38? L’ennesima porta girevole andata male, ma bisogna guardare avanti subito, perché il campionato non aspetta. Pacciardi (4,5) incappa in una di quelle topiche che nessun difensore vorrebbe mai causare, perché perdere palla nella propria area regalando un gol dopo avere dormito il sonno dei giusti in occasione di un’altra rete nella stessa partita è bilancio pesante per chiunque. Anche per lui, serve archiviare subito questa prova opaca e pensare al recupero fisico e mentale completo dopo il lungo stop. Dietro la lavagna anche il secondo espulso di giornata, perché Giulio Frisenna (4,5), più volte celebrato in questa stagione, spreca tutto con il doppio giallo che bissa quello subito contro il Latina, causando, curiosamente ma non troppo, lo stesso risultato finale. La sua performance con il Foggia appartiene alla serie “come sprecare tutto con 10 secondi di follia”.
ATTACCO MA NON MORDO - Valutare il reparto offensivo di una squadra come il Messina, capace di costruire tantissimo come avvenuto sabato scorso, sarebbe facile in caso di risultato rotondo a favore, ma, se crei una mole importante di palle gol e poi il tabellino dice zero, allora bisogna andare oltre il contingente e, quindi, già detto di Emmausso, come giudicare le prove di Rosafio o Ragusa e quella di Zunno?
Il calciatore in prestito dalla Spal è l’innesco di quasi tutte le azioni da rete negli scintillanti 15’ iniziali, facendo sponde, recuperando in pressing, fornendo potenziali assist, poi sbaglia per pochissimo alcune scelte, i difensori riescono a limitarlo e, piano, piano, si spegne. Voto 6, ma resta l’impressione che, con lui in condizioni ottimali, il Messina sarebbe già nei playoff con la partita in casa da giocare nel primo turno.
Nino da Trappitello viene sollecitato nella seconda parte del primo tempo, dando un apporto di qualità nella catena formata con Ortisi, ma la sua gara finisce, di fatto, con un tiraccio a giro mal riuscito dopo meno di 5’ della ripresa, quando ancora tutto poteva avvenire ed era in bilico. Voto 5,5, ma siamo sicuri che si farà sentire nelle ultime 5 recite di stagione regolare.
Infine, il numero 11 biancoscudato viene messo nella posizione di attaccante centrale all’inizio, trovando un buon tiro e alcune incursioni molto pericolose, restando coinvolto nel loop negativo dell’ultima parte di gara, quando resta ai margini e si perde in una diatriba con Odjer, gli avversari e, forse, principalmente sé stesso. Voto 6, di stima.
LA PANCHINA PENALIZZATA - Infine, un cenno a chi è stato chiamato in causa dalla panchina, purtroppo a risultato già compromesso.
Giunta (6) ci mette attenzione, carattere, agonismo, confeziona un passaggio molto bello a Plescia e poi si becca un giallo, dando la pacca sulle spalle all’arbitro. Su quest’ultimo fondamentale, potrebbe fare un poco di tutoraggio a qualche compagno di squadra troppo ingenuo quando si trova davanti ai vari direttori di gara.
Polito (6) porta a casa la pagnotta, come si scriveva una volta, senza infamia né lode, sperando resti concentrato e si mantenga in forma perché il sabato di Pasqua ha un impegno importante al “Menti” di Castellammare di Stabia.
Scafetta (6) si industria nei 23’ a lui concessi da mister Modica per non fare dilagare il Foggia e prova anche un tiro non molto riuscito, ma abbastanza coraggioso.
Plescia (6) si vede che ha tanta voglia, combatte, prova un tiro al volo che, se avesse portato all’1-2, avrebbe causato la standing ovation del pubblico presente, ma la fortuna guardava altrove e resta il lodevole tentativo.
Salvo (sv), entra in campo all’82’ più per motivi di contributi per minutaggio che per altro, ma deve scaldare i motori anche lui perché servirà assolutamente la sua corsa, forza fisica e fame nei 450’ finali di campionato.
Un’ultima annotazione sul pubblico presente al “Franco Scoglio”: circa 6900 spettatori dichiarati dalla società, quasi un sold out, anche se in inglese significa tutto esaurito nel senso di biglietti venduti e, invece, sabato pomeriggio, vi erano tanti ingressi di cortesia o a prezzi scontatissimi, soprattutto in tribuna, ma non solo. Tanti volti noti, vecchi tifosi e appassionati che da anni non frequentavano lo stadio, un gradito ritorno e una risposta positiva alla richiesta di risveglio da parte della piazza. Sarebbe importante avere gli stessi numeri anche contro il Monterosi o il Potenza, ma il segnale più bello è venuto a fine partita, quando i calciatori si sono schierati sotto la Curva Sud e c’è stato uno scambio di applausi ed incitamenti tra loro e i tifosi.
Un segnale, l’ennesimo, di maturità venuto da chi c’è sempre stato, c’è e ci sarà, anche se il Messina non centrerà i playoff, ma, comunque, i protagonisti di questa stagione, meriteranno un ringraziamento per avere creato le premesse di un futuro migliore. Costruire programmi più ambiziosi, invece, spetta ad altre figure o ruoli societari, oltre che alla città, ma questo è un argomento da affrontare un secondo dopo avere acquisito la salvezza.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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