Lo stop del Messina ieri sera al “De Cristofaro” di Giugliano brucia non tanto per il risultato negativo, giunto in trasferta dopo tre mesi con 11 punti accumulati in 5 gare lontano dal “S.Filippo”, ma perché il gol decisivo è arrivato allo scadere dei 90’, quando lo 0-0 sembrava potesse essere il risultato finale, consentendo, così, ai biancoscudati di mantenere le distanze dalla zona playoff e dare continuità al flusso positivo iniziato a dicembre. D’altra parte, bisogna partire dal presupposto che, in una settimana difficile, con due trasferte insidiose come Avellino e Giugliano e un turno interno contro il Sorrento, si sono raccolti 6 punti, una media piuttosto rassicurante non solo per l’obiettivo salvezza, ma anche nell’ottica di entrare nella parte sinistra della classifica, quella che garantisce un posto nella folle lotteria degli spareggi per un posto in serie B.
Giacomo Modica (voto 6) a fine gara si scaglia in modo inusualmente polemico, per i suoi standard, contro la direzione di gara del signor D’Eusanio, che giudica non punibile con il penalty un chiaro fallo di mano commesso da Cargnelutti dopo 9’, oltre a sorvolare sulla trattenuta a Plescia di Oyewale sempre ne primo tempo, a due passi dalla porta di Russo, e concedere, invece, il corner allo scadere da cui nasce il gol di Salvemini, senza che vi fosse stata una deviazione di marca giallorossa. Il tecnico, nella sua analisi, comprende anche la statistica sui pochissimi rigori concessi al Messina da quando è ritornato tra i professionisti, ma, nello stesso tempo, non lesina autocritica sulle scelte fatte quando è dovuto ricorrere ai cambi a metà ripresa, poiché è rimasto deluso dall’apporto venuto da coloro i quali sono stati coinvolti nel match partendo dalla panchina.
L’impressione che si è avuta dall’esterno è stata quella di una squadra che ha risentito delle due trasferte molto lunghe in una settimana, quasi duemila chilometri di viaggi in pullman, con pochi spazi di recupero, il tutto coincidente con alcune assenze abbastanza importanti per squalifica (Salvo e Ragusa) o infortuni (Pacciardi) e qualche elemento convocato ma non in buone condizioni, da Lia a Polito, non impiegati, fino a Rosafio apparso in una forma non proprio ottimale. Gli ultimi tre mesi di campionato ci suggeriscono che il Messina deve adesso concentrarsi immediatamente sul recupero di alcune pedine fondamentali per fare il salto di qualità, rimpolpando la condizione fisica e mentale di tutto il gruppo, apparso in affanno, per corsa e intensità, a Giugliano, contro un avversario dello stesso livello tecnico ma più determinato e con un pizzico di birra in corpo in più indispensabile per raccogliere tre punti.
Questa dovrà essere la priorità dello staff tecnico durante la settimana che precede il match di domenica prossima contro il Picerno, in una settimana standard di lavoro da impostare con il massimo della serenità ed attenzione. Il risultato finale influenza il giudizio sulla prestazione collettiva, perché un punto ieri sera serviva ad aumentare l’autostima in quanto collezionato dopo una gara nella quale si è subita la pressione e, nella ripresa, si è stentato a proporre gioco offensivo.
Se guardiamo ai singoli, non spicca nessuno, pur non mancando l’applicazione e lo spirito di sacrificio. Fumagalli (6,5) respinge le conclusioni più pericolose ricorrendo al piazzamento e alla sua proverbiale esplosività, ma nulla può sul tiro angolato di Salvemini, che supera un muro di avversari e compagni davanti a lui. Scafetta (5,5) nel ruolo inedito di terzino titolare si disimpegna discretamente se si tratta di proporsi, ma soffre un avversario come Ibou Balde che, da esterno di attacco, durante i due anni di esperienza messinese, riuscì raramente a dare un apporto significativo. Meglio la coppia centrale difensiva, perché comunque regge alla pressione capitolando solo su corner, come capitò nell’ultima sconfitta esterna patita allo Zaccheria il 19 novembre 2023, ma lì vi furono delle distrazioni piuttosto marchiane, mentre ieri sera Manetta (6) e Dumbravanu (6) meritano entrambi la sufficienza per l’attenzione e la caparbietà nei duelli individuali principalmente con Salvemini, ma anche contro Romano o Ciuferri quando provano la conclusione dalla distanza. Passo indietro per Ortisi (5,5), calato vistosamente alla distanza, soprattutto quando dalla sua parte arriva De Sena e lui inizia a sbandare concedendo spazio, fino alla marcatura non proprio arcigna in occasione della rete decisiva. Modica censura i cambi che riguardano interamente, dal 69’ fino al 93’, i reparti di centrocampo e attacco, con il solo Emmausso rimasto in campo fino al triplice fischio, e la sua delusione sul risultato di queste mosse dipende forse dalla constatazione che il Messina, negli ultimi 20’, si rintana nella propria metà campo senza riuscire più a pungere. Firenze (5,5) non sfrutta pienamente la chance di ritornare titolare, alternando buone cose, come la sincronia con il compagno di reparto nell’interpretare il ruolo di regista basso, ad una serie di passaggi a vuoto al momento in cui serviva dare rapidità e profondità alla manovra di attacco. Più continuo l’apporto di Franco (6,5) non a caso sostituito solo quando si era in pieno recupero, mentre il numero 5 giallorosso è rientrato nel primo slot di tre cambi, ma Frisenna (5,5) non è riuscito a fare meglio di lui, durante la fase cruciale per le sorti della partita. Rosafio (6) porta a casa la sufficienza per la classe cristallina che gli viene in supporto quando il fiato e la rapidità non lo aiutano, dandogli gli strumenti per creare almeno tre situazioni potenzialmente pericolose nello scorcio di ripresa in cui resta sul terreno di gioco, prima di cedere il posto a Cavallo (5), che, nel suo primo intervento, si incarta col pallone regalandolo agli avversari, e, della sua prestazione, salviamo solo un recupero provvidenziale nella propria area qualche minuto prima del fatal 90’. Sei politico per Emmausso, che stavolta non tira fuori dal cilindro il gol della provvidenza, gioca ai suoi livelli per larghi tratti del primo tempo, riducendo di molto la sua presenza durante i secondi 45’, patendo forse le attenzioni a lui riservate dal meccanismo tattico predisposto da mister Bertotto. Zunno (6) gioca lontano dalle sue ultime, mostruose, prestazioni, finendo la benzina dopo circa 60’ ma Modica lo sostituisce solo all’86’, inserendo Civilleri (sv) per dare maggiore fisicità ma poi il Messina capitola su una azione di corner in cui nessun giallorosso riesce a impattare di testa la sfera prima che Salvemini la addomestichi.
Infine, la punta centrale, un ingranaggio fondamentale per dare vigore alla manovra offensiva di questa squadra, ma ieri sera prima Plescia (6) si sbatte contro due difensori duri come Cargnelutti e Caldore poi Luciani (5) delude completamente restando fuori dal match quando alla squadra serviva un centravanti in grado di metterci fisico per fare respirare i compagni in difficolta e profondità in modo da impegnare i due centrali, mentre il Giugliano opera la massima pressione proprio dopo queste sostituzioni, trovando dalla propria panchina, invece, la forza giusta per vincere. Nei due minuti finali si vede, invece, Signorile (sv) che non tocca nemmeno il pallone, un acquisto fatto a gennaio per avere una scelta in più nel reparto avanzato, ancora inutilizzato. Finisce con qualche rimpianto e il saluto agli oltre 150 messinesi presenti nel settore ospiti, anche in una trasferta così lontana con la prospettiva di tornare a casa in piena notte. Loro sono rimasti delusi, ma adesso la squadra deve ritrovare forza e motivazioni per riprendere subito la marcia, indipendentemente dalla forza del prossimo avversario, il Picerno secondo in classifica, ferito dopo la sconfitta casalinga patita nello scontro diretto con il Benevento. Augurandosi che, domenica pomeriggio, al “Franco Scoglio” ci sia il sostegno di un pubblico sempre più numeroso ed appassionato, per dare il giusto premio a una squadra che sta dando tutto e vuole giocarsela contro tutti fino in fondo.

Sezione: Il focus / Data: Lun 19 febbraio 2024 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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