Il Messina tocca il fondo, almeno con riferimento a questa stagione, ma adesso bisogna evitare di cadere nella spirale negativa, non solo di risultati, che ha caratterizzato le precedenti due annate tra i professionisti, oltre a tutte quelle in serie D, con l’unica eccezione del campionato vinto.
NOVEMBRE NERO - Il mese di novembre è quello in cui cadono le illusioni di tranquillità (per l’esaltazione non si è attrezzati a queste latitudini) e si sbatte contro la realtà di un ambiente che non riesce ad uscire dalla mediocrità. Il Latina di Daniele Di Donato vive una serata di assoluto relax sul manto erboso del “Franco Scoglio”, reso molto pesante da qualche scroscio di pioggia, incassa la più facile delle vittorie e rende evidenti i punti deboli della squadra biancoscudata, presente in partita solo per i primi 30’, il tempo necessario ai nerazzurri pontini per testare la caratura dell’avversario e costruire tre gol in cui il massimo della creatività viene speso nelle coreografie delle esultanze da parte dei marcatori, escluso il povero Jallow, colpito da infortunio muscolare immediatamente dopo avere battuto Fumagalli.
TRE INDIZI FANNO UNA PROVA ? -E’ la terza gara totalmente sbagliata dal Messina, in cui ci si consegna all’avversario senza nemmeno combattere, dopo la prova scialba e colpevolmente sciatta con il Brindisi e la sconfitta di Taranto figlia della presunzione, e, se tre indizi fanno una prova, c’è da essere veramente preoccupati per le dinamiche negative che possono innescarsi adesso, riproducendo meccanismi già visti e rivisti. Servirebbe imparare dai propri errori e dalle esperienze vissute sulla propria pelle, con ripercussioni sul portafogli; invece, a Messina si continuano ad alternare scelte ardite, puntando su progetti tecnici con ampio margine di rischio, per poi intervenire solo quando ci si trova con le spalle al muro e si tirano fuori soluzioni di emergenza. Ma non sempre le ciambelle riescono col buco e si possono fare 30 punti nel girone di ritorno, oppure assistere a eventi mistici come quegli ultimi 15’, incluso il recupero del playout, contro la Gelbison al “Franco Scoglio”.
A CIASCUNO IL SUO (RUOLO) - Lo avevamo scritto qualche settimana fa, lo ribadiamo adesso: servirebbe, immediatamente, un confronto aperto e franco tra le varie componenti del Messina, in cui ognuno esponga quali siano le criticità, puntando a risolverle e non a costruire alibi per giustificare il naufragio in campo e qualche disfunzione fuori dal rettangolo verde. Ieri sera il presidente Pietro Sciotto, insieme al figlio ed amministratore delegato Salvatore, ha abbandonato la tribuna dello “Scoglio” subito dopo il terzo gol, in silenzio e con un atteggiamento di palese scoramento. Occorre ponderare le prossime mosse, ma, in primis, la proprietà deve prendere in mano la situazione e agire, non lasciare che si arrivi alla fine del girone di andata per forza di inerzia.
CRISI DI FIDUCIA - Anche perché, intanto, chi ha la principale responsabilità di quanto avviene in campo e, quindi, dei risultati è già entrato in azione. Giacomo Modica (voto 4,5 per la gara di ieri), dopo avere chiesto scusa ai tifosi per la brutta figura, ha anche precisato in modo chiaro e netto che non tollererà più cali di tensione o di attenzione da parte dei propri calciatori, soprattutto di alcuni che hanno tradito la sua fiducia, visto che, come ribadito anche dopo la gara con il Latina, tutti gli elementi della rosa sono stati scelti da lui. Il tecnico biancoscudato ha sottolineato che questo gruppo ha, al proprio interno, le risorse per fare bene, come dimostrato nelle prime 7 partite di campionato, ma, a questo punto, il confronto interno all’organigramma societario serve per comprendere se si tratta del principio di uno scollamento tra tecnico e calciatori o se basterà offrire qualche vittima sacrificale tra gli elementi in rosa, per riprendere le fila del discorso, rimettendo la barca sulla giusta rotta.
VUOTO PNEUMATICO - E qui si passa alle valutazioni sui singoli, fermo restando che una prova senza né capo né coda della squadra come quella di ieri con il Latina dipende dal mancato funzionamento collettivo e non solo da due o tre elementi svogliati o con problemi caratteriali. Sul banco degli imputati è finito innanzitutto Michele Emmausso che, nei 45’ in cui resta in campo, produce una prestazione che non può essere considerata da un punto di vista tecnico, in quanto sbaglia passaggi elementari, si produce in movimenti dannosi per i compagni, causando, indirettamente, l’espulsione che costringe a giocare mezza gara in inferiorità numerica. Per lui, interpretando le dichiarazioni del mister a fine partita, non ci saranno più bonus da spendere, così come avvenuto, dopo Taranto, per Luciani, o Firenze, per citare solo quelli “nominati” da Modica nelle ultime settimane durante le interviste prima o dopo le partite. Senza avventurarsi nel gioco scivoloso delle interpretazioni riguardanti le parole del tecnico di Mazara, ma anche quelle di Fumagalli, che lo ha seguito ieri sera in sala stampa, sembra che una delle soluzioni per poter ritornare in linea con l’obiettivo iniziale sia l’individuazione dei calciatori non in grado, per proprie caratteristiche soprattutto caratteriali, di applicare in pieno lo spirito guerriero richiesto dallo staff tecnico, per procedere a una selezione quasi naturale, in attesa di intervenire sul mercato, sia immediatamente, con almeno uno svincolato, che a gennaio.
OPZIONI DI SCELTA - Per cui, se si intraprendesse questa squadra, sarebbe certificata la completa fiducia a coloro i quali hanno costruito questa rosa e gestito la prima parte della stagione, serrando i ranghi e cercando di racimolare punti con un nucleo di uomini pronti a gettarsi nel fuoco per portare avanti le idee di calcio inculcate durante gli oltre 100 giorni di lavoro. L’alternativa sarebbe provvedere immediatamente ad un cambio completo dello staff che si occupa direttamente della squadra, in quanto tutto il blocco dirigente, dal ds al dg al team manager, e il gruppo dei tecnici che lavorano in campo è di totale riferimento dell’allenatore. Come sempre, le scelte essenziali spettano alla proprietà, che, al di là delle apparenze, deve avere acquisito, in sette anni di gestione in una società calcistica, competenze e “pelo sullo stomaco” per comprendere quale sia la strada più corretta da seguire. L’alibi della buona fede a prescindere non regge di fronte al ripetersi dei medesimi meccanismi distruttivi o autolesionisti.
TUTTI BRUTTI - Fare le classiche pagelle a una squadra che non è scesa in campo diventa esercizio simile allo sparare sulla Croce Rossa, perché individuare un calciatore con la maglia del Messina che abbia toccato la sufficienza significa tirarlo fuori dalle responsabilità collettive dello scempio sportivo a cui si è assistito ieri sera. Tutti dietro la lavagna, quindi, senza ovviamente mettere in dubbio la professionalità di calciatori che, però, contro il Latina, hanno reso, singolarmente, molto al di sotto dei loro standard. Fumagalli ha impedito che il punteggio raggiungesse proporzioni ancora più umilianti, sbagliando, però, tempi e modi dell’uscita sul raddoppio venuto su corner battuto dai pontini senza opposizione avversaria. Preoccupazione per l’infortunio che ha tolto dalla contesa Lia dopo 72’, perché comunque l’esterno ci ha messo impegno e un certo spirito agonistico, alla stessa stregua di Plescia, forse l’unico a combattere su ogni pallone passato dalle sue parti, la maggior parte delle volte lanci lunghi male indirizzati dalla difesa biancoscudata. Polito ha iniziato come centrale e poi proseguito la sua ennesima partita intera da esterno sinistro, provando, senza troppi risultati, a limitare i danni. Pacciardi e Manetta sono apparsi lenti, impacciati, anche morbidi nei contrasti agli attaccanti schierati e alternati da Di Donato. Il centrocampo è stato un disastro continuo, tranne qualche sprazzo di lucidità da parte di Buffa, perché Giunta e Frisenna hanno sbagliato scelte e giocate elementari, con l’aggravante, per il numero 8 in maglia biancoscudata, dei due interventi fallosi ingenui che hanno portato all’espulsione. Nel secondo tempo, invece, Modica ha optato per una zona centrale nella quale il superstite Buffa avrebbe dovuto stare con Scafetta alle spalle di Cavallo trequartista dietro Plescia e Ragusa.
L’ennesima trovata infruttuosa, conseguenza della situazione di emergenza, che, di fatto, ha certificato la resa incondizionata nella ripresa e una crisi di risultati da invertire subito, anche se le prossime avversarie di questo mese di novembre infausto per i colori giallorossi, sono Foggia e Juve Stabia, non proprio clienti comodi. Ma il tempo delle chiacchiere e degli alibi deve finire immediatamente, se si vuole davvero rimediare.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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